La calligrafia è “l’arte di scrivere
con bella forma di carattere”
La calligrafia è “l’arte di scrivere con bella forma di carattere”, quella che comunemente chiamiamo bella scrittura (dal greco καλòς e γραφία). I termini scrittura e grafia sono spesso utilizzati con il medesimo significato; in realtà la scrittura rappresenta un modello di forma scritta (es. onciale, gotica), mentre la grafia esprime il semplice tratto della penna sulla pagina.
Se in passato intere generazioni hanno trasmesso il sapere affidandosi esclusivamente alla parola, l’avvento della scrittura ha portato un’autentica rivoluzione nel modo di comunicare e l’arte calligrafica ne è stata testimone. I materiali di scrittura e i supporti cambiarono nel tempo. Dalla pietra si passò al papiro che, intorno al II secolo a. C., venne sostituito dalla pergamena (vellum per i latini). Al rotolo furono preferiti i fogli legati in libro (codex), poi la pergamena cedette il passo alla carta, giunta in Europa nel XII secolo.

Le forme delle grafie europee medioevali derivano da quelle in uso durante l’Impero romano: la capitale rustica e l’onciale, mentre la capitale quadrata non sopravvisse al passaggio dalla pietra alla forma scritta a penna. Il nome dell’onciale si fa derivare da un commento di San Girolamo che condannò l’uso di lettere “alte un’oncia”, troppo larghe nella compilazione di manoscritti.
Durante il Medioevo gli scribi furono sostituiti dai monaci a cui va il grande merito di aver salvato il pensiero del mondo antico, trascrivendo quel che restava dei testi classici. Gli scriptoria monastici divennero i più importanti luoghi di produzione di scrittura e di divulgazione di cultura (sono un esempio le comunità fondate a Subiaco, Montecassino, San Gallo e nelle Isole Britanniche). Tuttavia, anche se la calligrafia si sviluppò soprattutto nel contesto ecclesiastico, lo studio delle evoluzioni delle scritture nazionali ci permette di tracciare i mutevoli confini territoriali del potere politico e i periodi di relativa stabilità culturale. Ne sono testimonianza i manoscritti dei Longobardi in Italia, dei Merovingi lungo le rive del Reno o dei Visigoti in Spagna.
Opus Gramaticale
CUM CUIUSLIBET ARTIFICIS PRINCIPIA […] SIVE ARTIS PRIMO ET PER SE INTERSIT CONSIDERARE […]. MANOSCRITTO.
NON DATATO [MA XV SECOLO].Con miniature di Ezio Giandotti
Plinius Secundus Gaius
[ Ezio Giandotti (1864 – 1936) ]
HISTORIA NATURALIS.
(AL COLOPHON:) IMPRESSI VENETIIS PER NICOLAUM IENSON GALLICUM, 1472.
Solo nell’ VIII secolo venne introdotta una scrittura che riuscì a resistere a lungo in Europa, all’incirca fino all’anno Mille. Si tratta della carolina (il nome si deve a Carlo Magno). Sviluppata e standardizzata dal monaco Alcuino, è caratterizzata da un tratto semplice e chiaro. Ebbe pretese di status internazionale e riuscirà, molti secoli dopo, ad influenzare il disegno dei caratteri a stampa. Nonostante la sua praticità e diffusione, dall’XI secolo cadde in disuso. Divenne priva di arrotondamenti e molto compressa, perdendo le sue originarie caratteristiche di equilibrio e proporzione. Fecero così ingresso altre straordinarie varietà di scritture, utilizzate soprattutto da amanuensi secolari che operavano per le università. I loro manoscritti presentano nuovi tratti che prendono il nome di gotiche, tonda e bastarda. Quest’ultima divenne la più comune. La locuzione medioevale che identifica questa scrittura è textura (dal latino texere, tessere), mentre il termine “gotica” viene coniato nel Rinascimento per indicare l’arte dell’alto Medioevo (e anche la scrittura). La sua linea appare serrata ed angolosa, compatta e consistente, ma comunque elegante e di veloce realizzazione. Spesso ricca di abbreviazioni, ha il vantaggio di indicare molte più parole su una pagina. Non dimentichiamo che Gutenberg, nel disegnare i primi caratteri tipografici, prende esempio da grafie locali con tratto gotico.

PAGINA DI CAPITOLARE MANOSCRITTO MEMBRANACEO CON INIZIALI MINIATE E POSTILLE MANOSCRITTE (RECTO E VERSO).
1413.
A seconda dei documenti per i quali è utilizzata – religiosi o profani – la gotica presenta caratteristiche diverse. I caratteri degli atti di tribunale, ad esempio, sono volutamente complessi; la loro lettura era accessibile ai professionisti, ma incomprensibile per chi non era del mestiere. Le Cancellerie di Stato, per produrre documenti ufficiali in latino, si ispirarono alla gotica aggiungendo elementi decorativi per evitare contraffazioni. Nacque così la cancelleresca che ha una sua variante nella mercantesca, utilizzata dai mercanti che sanno leggere e scrivere in volgare.
Grazie al lavoro dei maestri dell’epoca, possiamo ammirare meravigliosi manoscritti che conservano quelle scritture. Il maestro calligrafo si occupava di redigere il testo mentre l’illustratore disegnava le lettere iniziali e altre miniature su fogli che venivano cuciti insieme e protetti da legatura. Quest’ultima poteva essere realizzata con vari materiali: pergamena, pelle, cuoio e anche pelle umana (un esemplare è conservato presso la Biblioteca Ambrosiana).
L’invenzione della stampa, risalente in Europa alla metà del Quattrocento (in Cina ad alcuni secoli prima), ebbe profondi effetti sia sull’aspetto visivo che sulla funzione sociale della scrittura. Alla fine del Quattrocento la stampa divenne il metodo prevalente per la divulgazione dei testi; le botteghe, tramite il lavoro seriale di molti addetti, riuscivano a fornire al cliente un libro in una sola giornata. I documenti usati per le transazioni commerciali e finanziarie continuarono invece ad essere vergati a mano. In particolare in Italia, grazie al risveglio di un forte interesse per l’antichità classica e alla riscoperta di autori del mondo antico, si posero le basi per una nuova scrittura: l’umanistica corsiva derivata dalla carolina, ma compilata con un unico tratto del pennino. La velocità di realizzazione portò ad una versione corsiva (dal latino currere, correre), caratterizzata da uno stile elegante e da un’inclinazione verso destra. Al di fuori della Penisola prese il nome di italica ed è considerata un punto di arrivo della storia della nostra scrittura.
Nel XVI secolo diventa usuale aggiungere decori e svolazzi utilizzando il pennino flessibile, strumento adatto per creare decorazioni, che talvolta raggiungono forme di virtuosismo.
Nel XVI secolo diventa usuale aggiungere decori e svolazzi utilizzando il pennino flessibile, strumento adatto per creare decorazioni, che talvolta raggiungono forme di virtuosismo. Con la scomparsa della figura dell’amanuense, nascono i maestri calligrafi che trassero spunto dalle scritture cancelleresche e gotiche e iniziarono a pubblicare i primi manuali di calligrafia. Ludovico Vincentino degli Arrighi nel 1522 diede alle stampe l’Operina da imparare di scriuere littera cancellarescha, nel 1524 uscì il lavoro di Giovanni Antonio Tagliente – La vera arte de lo excellente scrivere – e nel 1540 Il libro nuovo d’imparare a scrivere tutte le sorte di lettere di Giovanni Battista Palatino. Questi sono solo alcuni dei nomi celebri; molti altri si affermarono in Europa, ognuno con il proprio stile. I manuali calligrafici divennero veri e propri strumenti di “pubblicità” per gli autori e furono utilizzati come testi di esercizio per gli studenti.

CAPITULA FACTA SUPER FUMETARIAE COMMUNITATIS BONONIAE…
DATATO 5 LUGLIO 1415 E 1418, BOLOGNA.
Il gusto cambiò nel XVIII secolo; lo stile divenne esibizione e il tratto talmente elaborato da rendere il testo spesso illeggibile. Tuttavia, nel quotidiano, le grafie in cui la leggibilità era considerata essenziale continuavano a prendere spunto dai manuali.
Nel corso del XIX secolo si diffuse l’insegnamento della calligrafia nelle scuole. Dopo l’Unità d’Italia questa materia era presente nei programmi ministeriali ed insegnata per alcune ore alla settimana. Ciò accadde fino agli anni Sessanta del secolo scorso. Dedicare tempo alla calligrafia era ritenuto importante non solo per imparare a scrivere un testo leggibile, ma anche per migliorare nello studente le capacità di concentrazione ed attenzione. Saper scrivere bene era considerato fondamentale per ottenere un buon posto di lavoro.
Oggi molte cose cono cambiate. La tecnologia e la diffusione di computer, email, sms e Twitter, ha sconvolto il nostro modo di leggere e scrivere. Tutto è più veloce e i nuovi mezzi ci rendono incostanti e spesso disattenti. La penna non si usa quasi più e con lei si sta abbandonando anche la “bella scrittura”. Mentre le inconfondibili grafie di Leopardi, Manzoni o Ungaretti rimarranno per sempre a testimonianza di un’epoca, sembra che anonimi files costituiranno la memoria storica dei tempi presenti. Speriamo non sia così. Confidiamo nei “corsi e ricorsi storici”.
Laura Nicora
Testo pubblicato in occasione della mostra “Litterae ovvero la bella scrittura” – a cura di Laura Nicora e Michele Losacco, in collaborazione con l’Associazione “Cento Amici del Libro”. Milano, Biblioteca Nazionale Braidense, 19 settembre – 30 settembre 2013.
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